Orlando viene precettato dallo sguattero del diavolo, che lo porta dal suo principale. Quest’ultimo, promettendogli una lauta ricompensa, lo sodomizza, e il patto viene sancito con il seme del diavolo; esso brucia internamente Orlando e lo rende succube.
Orlando era un bel ragazzo, dimostrava decisamente meno dei suoi 35 anni ed aveva un corpo che aveva fatto girare la testa a più di qualche bel maschione; tuttavia, sentiva che la sua vita sessuale mancava di qualcosa. Giudicava la cosa fastidiosa. La sua timidezza, che gli impediva di approcciare qualsiasi ragazzo che gli piacesse, lo bloccava ogni volta. Peggio ancora, quando doveva relazionarsi con qualche ragazzo conosciuto in discoteca o al pub, si bloccava, la bocca gli diventava secca ed impastata, e riusciva a balbettare qualche timido “ciao” e “come stai”, che ricevevano come risposta al più qualche occhiataccia. Quelle rare volte in cui il ragazzo di turno era andato oltre, e il suo sguardo si era posato su un culetto che l’avrebbe fatto rizzare anche alle statue, era riuscito a concludere, ma sentiva, intimamente, di aver appena sfiorato le proprie potenzialità sessuali. Provava l’intenso desiderio di volersi sciogliere, di essere più disinvolto e smaliziato, ma la sua trasformazione non era nemmeno iniziata: era bloccato.
Si sentiva irrequieto, e si trovava a pensarci più volte durante il giorno… e non di rado, anche durante la notte, quando, nudo, sentiva il suo cazzo diventare duro e rigido. Quasi senza volerlo, iniziava a strusciarsi contro il letto, nel tentativo di calmare le sue voglie. Pensava a quanto gli sarebbe piaciuto essere svezzato, penetrato e sopraffatto da un master che interpretasse i suoi più reconditi sogni. Continuava a sentire le coperte strofinare sul suo cazzo mentre, con un dito, giocava con il suo buchetto. Un mare di precum gli bagnava il membro e creava una chiazza scura sulle lenzuola, mentre il suo ditino si muoveva sempre più velocemente dentro e fuori dal culetto, bramando di essere violato da un cazzo vero. Andava avanti così, senza nemmeno sfiorarsi il cazzo, fino a quando, in preda a spasmi incontrollabili, veniva nel letto, con un mugolio soffocato. Anche dopo essere venuto, la sensazione di inappagamento rimaneva invariata, e si ritrovava a pensare che avrebbe dato qualunque cosa per sbloccarsi ed appagare le proprie intense, inespresse voglie.
Era un martedì, se lo ricordava bene. Era a letto, dopo una giornata molto stancante (quel bastardo del suo capo lo aveva fatto lavorare più del dovuto, senza pagargli gli straordinari ovviamente, come al solito), ed era crollato. Lo svegliò un sonoro “toc toc” che proveniva dalla porta. All’inizio pensò di aver sentito male, che fosse solo un sogno. Chi aveva bussato, però, non sembrava intenzionato a desistere. Una nuova scarica di copi sulla porta – stavolta non fraintendibili con un sogno – lo fece sobbalzare. Si alzò di scatto e andò verso la porta. Guardò dallo spioncino. Era tutto nero.
“Apri”
Gli disse una voce profonda attraverso la porta.
“Chi diavolo è a quest’ora?”
“Interessante modo di porre la domanda” gli sembrò di veder sogghignare la figura dall’altro lato della porta. “Apri immediatamente queta porta, oppure mi vedrò costretto a buttarla giù”.
E, a sottolineare questa minaccia, una nuova scarica di colpi si abbatté sulla porta, facendola tremare.
“Va bene, va bene, basta, apro, non c’è bisogno di essere violenti”
Orlando prese il cellulare e fece il 112, pronto a premere sulla cornetta verde. Aveva paura, ma poteva essere solo uno scherzo. Si, ne era sicuro, era solo uno scherzo di cattivo gusto, magari di qualche amico o collega.
Orlando aprì la porta. Un secondo dopo, una figura alta e possente entrò veloce in casa con fare autoritario, chiudendosi la porta dietro di sé.
Indossava una maschera di pelle che gli copriva metà del volto, aveva una leggera barbetta bianca e… un harness di cuoio, nero, sul petto. Si, era chiaramente uno scherzo. A completare il tutto un paio di attillatissimi pantaloni di pelle, neri anch’essi.
“D’accordo, va bene, ho capito… Bello scherzo, ma ho avuto una giornataccia, domani me ne aspetta un’altra e vorrei dormire, quindi se non ti spiace puoi tornartene da dove sei…”
“Silenzio!” stavolta la voce profonda era imperiosa. “Il mio padrone sarà qui tra poco. Preparati. In ginocchio. Subito!”
“Ok amico, senti, non si chi tu sia ma te ne devi andare, o giuro che chiamo la polizia” e così dicendo agitò il cellulare che teneva in mano. Un ghigno comparve sulla bocca dell’intruso.
“Tu non farai proprio niente.” Agitò una mano noncurante, e il cellulare… sparì.
“Ma che diavolo…”
“Si, esatto. Senza saperlo, ci hai proprio azzeccato. Ora…” e così dicendo agitò la mano dall’alto al basso “in ginocchio” e le gambe di Orlando cedettero di scatto. Si ritrovò in ginocchio. Sembrava aver perso l’uso della parola.
“Un consiglio. Ben presto il mio padrone sarà qui. Comportati bene e riceverai tutto quello che hai sempre desiderato. Il mio padrone ha ascoltato le tue suppliche. Ma se oserai farlo arrabbiare…” e qui diventò minaccioso “te ne pentirai per il resto dei tuoi giorni”.
Due brevi colpi alla porta fecero sobbalzare Orlando.
“Vi ho portato Orlando Flores, padrone”
“E sia” rispose una voce dall’altra parte della porta.
L’intruso allungò una mano con aria deferente verso la maniglia, ed aprì la porta. Dall’altra parte non c’era il familiare pianerottolo, bensì una luce rossa, che contornava un’alta figura incappucciata.
Era sicuramente avvenente. Alta, muscolosa, con un paio di corte corna rosse sulla fronte, non indossava altro che una tonaca nera, aperta sul davanti. Un cazzo già barzotto faceva capolino dalla tonaca. Entrò con aria noncurante.
“Cosa fa ancora vestito?”
“Perdonatemi, padrone, ma non c’è stato il tempo di…”
“Risparmiami le tue inutili giustificazioni, faremo i conti più tardi” disse quello che era evidentemente il diavolo. “Quanto a te” e si rivolse ad Orlando “apri la bocca e inizia a darti da fare, penseremo fra un attimo ai tuoi vestiti”
Una forza esterna si impossessò di Orlando. Non tentò nemmeno di ribellarsi: qualcosa lo sospingeva verso il cazzo del nuovo arrivato, che lui non poteva fare a meno di trovare… decisamente eccitante… e bello… era il più bel cazzo che avesse mai visto. Aprì la bocca e saggiò il membro che aveva di fronte. Un vago sapore di cazzo si affacciò sulla sua lingua. Era buono, la sua lingua era avida di quel sapore di maschio che da troppo tempo non sentiva. Iniziò a passare la lingua su tutta l’asta, dalla base alla punta. Era grosso, lungo, venoso… Iniziò a leccare le palle mentre segava quel cazzo enorme.
“Vedo che la tua indole da troietta sta prendendo il sopravvento” disse con un ghigno “ora ti dico cosa succederà. Questa notte sarà per te l’inizio di una nuova vita. Una vita di piaceri” e sottolineò questa parola con un affondo nella bocca di Orlando “di cazzi” (altro affondo) “di sesso estremo” (altro affondo) “e di sborra a palate” (e stavolta affondò il cazzo nella gola del povero Orlando, che tossì rumorosamente). Più succhiava e più quel cazzo gli piaceva. Aveva sempre faticato nel prendere il cazzo in gola, ma stavolta gli piaceva da morire, si stava bagnando come una femminuccia. Nel frattempo, il primo intruso (che, capì Orlando, era lo sguattero del diavolo) prese a spogliarlo. Nel farlo, gli diede qualche sonoro schiaffone al culetto, facendolo gemere forte. Non mollò mai il cazzo del diavolo, che sembrò apprezzare. Anzi, il trattamento sembrò eccitarlo di più, e lo fece succhiare con più foga.
“E ora vediamo un po’ come sei fatto” disse il diavolo, indicando un lettino nero dietro di lui, apparso dal nulla. Orlando andò velocemente a stendervisi, supino. Il diavolo si avvicinò. Le sue mani si impadronirono subito del cazzo di Orlando, che pendeva barzotto di lato. Lo tastò, e gli tastò anche il petto, l’addome, il collo… Sembrava volerlo conoscere il più possibile.
“Hai davvero un bel corpo, sai?” nel dirlo, strinse forte il cazzo di Orlando, che gemette. “Farai felice un sacco di depravati”. Spostò la mano sulle palle del povero ragazzo, stringendole e facendogli male. Per attutire i gemiti, ficcò la sua lunga lingua ruvida nella bocca del ragazzo. Dopo un po’, quando fu certo di aver causato abbastanza dolore, spostò la mano sul culetto di Orlando. Affondò due dita, di scatto. Stavolta, i gemiti che riempirono la stanza erano di puro piacere. Orlando provava un godimento mai sentito, un brivido lo attraversava dal culetto e si irradiava al cazzo, ai capezzoli, e arrivava alla testa, prendendolo completamente. “E questo non è niente” disse il diavolo, che sembrava avergli letto nel pensiero. Voltò Orlando, che ora era sul lettino, alla pecorina. Il diavolo gli si posizionò dietro, puntando il suo grosso cazzone sul buchetto. Lo appoggiò, facendogli sentire la forma del suo cazzo. Fu a quel punto che Orlando perse ogni remora e indietreggiò, prendendo il cazzo del diavolo totalmente dentro di sé. Sentì il lungo membro che affondava dentro di lui, facendogli provare un intenso piacere. Era così lungo che lo sentiva arrivare oltre l’ombelico, ed era spesso, si sentiva pieno… Il diavolo iniziò a muoversi dentro e fuori da lui. Orlando gemeva forte sotto i colpi del diavolo, che sembrava avere una resistenza sovrumana. Si muoveva a velocità innaturale dentro e fuori dal suo culetto accogliente, e il ragazzo sentiva una spada infuocata aprirlo dall’interno.
Dopo quello che parve un tempo infinito, il diavolo uscì dal suo culetto e si sedette su una sedia, che apparve giusto davanti al lettino.
“Qui” disse il diavolo indicandosi il cazzone “devi volerlo. Impalati.”
Orlando non se lo fece ripetere due volte. Si avvicinò velocemente, si posizionò sopra al diavolo (la schiena contro al suo petto) e, non riuscendo a non provare un minimo di vergogna, si impossessò del cazzo del diavolo, lo puntò sul suo buchetto… e vi si impalò completamente. Stavolta era Orlando a dettare il ritmo dell’inculata. Si muoveva su e giù, afferrando l’alto schienale della sedia con una mano e il corpo del diavolo con l’altra. Quest’ultimo aveva afferrato il petto del ragazzo con una mano e, con l’altra, si era impadronito del suo cazzo. Lo stava segando ad un ritmo forsennato, facendo gemere ancora di più Orlando, i cui mugolii riempivano la stanza. Sentiva il cazzo che, ormai duro, reagiva al tocco rude e grezzo del diavolo. Era in estasi. Non riusciva a fermarsi, ne volve ancora, lo voleva ancora più in profondità. Il diavolo sembrava averlo capito.
“Sei pronto” disse ad un certo punto. “Sei pronto ad essere marchiato”. Sollevò con facilità il ragazzo e lo mise nuovamente sul lettino. Si posizionò dietro di lui, ed avvicinò le sue labbra nere alla rosellina di Orlando. Aiutandosi con le mani, gli aprì le chiappette e affondò la lingua nel suo culetto. Orlando rabbrividì di piacere mentre la lingua del diavolo si introduceva dentro di lui. Sembrava molto più lunga di una lingua umana, e il diavolo la muoveva sapientemente, come se sapesse quale punto sollecitare per dargli più piacere. Ad un tratto, Orlando sentì qualcosa di caldo, rovente, attorno alla sua rosellina oscenamente aperta. Un marchio nero, uguale a quello che contornava le labbra del diavolo, si impresse sul suo culetto. Gli fece male, era come se fosse stato marchiato a fuoco.
“Con questo vedrai quanto farai godere i maschi” sogghignò il demonio.
Terminata l’operazione, il diavolo prese le gambe di Orlando sulle sue spalle e lo trascinò sul bordo del lettino. Orlando sapeva cosa stava per succedere. Stava per riprendere il suo cazzone dentro, stava per provare di nuovo quel piacere impareggiabile, stava per avere di nuovo quel brivido che lo aveva poco prima sconvolto…
Il diavolo non perse tempo e lo inculò di nuovo. Non usò alcuna remora, era meno umano che mai. Lo colpiva forte e veloce, faceva entrare ed uscire il suo grosso membro senza posa, senza rallentare mai, senza curarsi in alcun modo di Orlando, che ora era solo un oggetto di piacere. Dal canto suo, Orlando non chiedeva di meglio: sentiva le mani del diavolo afferrargli le cosce ed affondare le dita nella sua carne, sentiva il suo cazzo che entrava ed usciva velocemente dal suo culetto caldo e stretto, mentre veniva scosso dai brividi e i suoi gemiti riecheggiavano nella stanzetta.
“Ci siamo. Preparati a ricevere il mio seme… preparati a completare la tua sottomissione”
Orlando lo guardò negli occhi mentre il diavolo accelerava oltre il possibile la velocità della scopata. Inaspettatamente, lo tirò fuori dal suo culetto… ed iniziò a sborrare. Il primo schizzo gli imbrattò le palle, ma subito dopo, il diavolo introdusse di nuovo il suo cazzo nel culetto accogliente di Orlando. La sua sborra lo bruciò internamente. Anche laddove il suo sperma gli aveva toccato le palle, sentiva bruciare. Sentiva un fuoco, che dal culetto si irradiò in tutto il corpo. Il diavolo continuò a sborrargli dentro, sembrava non voler finire mai. Orlando adorò ogni schizzo. Sentiva il cazzo del diavolo pulsare dentro di lui.
Senza proferire parola, il diavolo uscì da lui. Si rimise la tonaca, e con uno svolazzo del mantello, uscì dalla stanza, seguito dal suo sguattero, che gli scoccò un sorriso ghignante. Appena usciti dalla stanza, Orlando cadde in un sonno profondo e senza sogni.
Il mattino dopo, si svegliò stranamente riposato. Ricordava tutto della notte precedente, si guardò il culetto e vide il marchio nero bene impresso attorno alla sua rosellina. Si vestì ed uscì di buon’ora per andare al lavoro.
“Buongiorno, Orlando…”
Sentì queste parole provenire da dietro di sé, intanto che chiudeva a chiave la porta di casa. Era il suo vicino, un tipo schivo che era sempre stato piuttosto scorbutico, di rado salutava. Aveva litigato con più persone nel palazzo. Era un ragazzo di qualche anno più grande di lui, vestito giacca e cravatta.
“Buongiorno”, rispose freddo Orlando.
“Passata una buona nottata?” gli chiese con una strana luce negli occhi, intanto che scendevano le scale.
“Si, grazie” si affrettò a dire Orlando, abbassando gli occhi. Era arrossito senza volerlo. Si sentiva le guance rosse e calde.
“Oh, non ne dubito…” borbottò l’altro subito prima di andare dalla parte opposta alla sua. L’ultima cosa che Orlando vide era un ghigno malvagio increspargli le labbra.
Fine
Scritto da Ariduan